è il periodo più tortuoso di tutta una vita. Professionalmente, privatamente, emotivamente e non so proprio più a chi dare i resti. Non puoi dirti mai di essere arrivato, perché come ti avvicini a una qualche meta e ottieni l’inebriante sensazione di esserci, questa si allontana. E allora giù di fiato lungo e muscoli tesi e stanchi, dal cuore ai polpacci, per una salita che sembra interminabile.
Ho sentito più “ma che ti frega” in questa settimana, che in trentatré anni. Fortuna vuole che qualcuno ha saputo andare oltre, vedere e comprendere il disagio e le motivazioni di molte condizioni, offrendomi l’opportunità di poter rifiatare e valutare altro.
La situazione in Egitto è sotto agli occhi di tutti, le prime telefonate sono arrivate in piena notte e l’aria pesante che oggi si respira in ufficio è davvero il minimo davanti alle evoluzioni che ci saranno: rimettersi in gioco ora non è più un desiderio, ma una concreta esigenza. D’altronde il lavoro per me non è soltanto una fonte di guadagno, ma l’appagamento nel mettere in campo le mie qualità per il raggiungimento e il miglioramento degli obiettivi comuni e non.
Ho poi disquisito argomentazioni varie con alcune persone, visto che ultimamente i miei rapporti sono stati messi in discussione, dove quello che immaginavo è quello che è successo, tuttavia il processo continuerà nei prossimi giorni completando la scrematura necessaria, forte del fatto che poi alla fine gli affetti che contano non ti mollano con scuse idiote e prese di posizioni poco comprensibili, e, soprattutto, avendo superato il momento di rabbia che mi torceva lo stomaco, sono riuscito a valutare le cose con equilibrio, senza innervosire me stesso e chi ho avuto davanti. Se sono in grado di accettare delle critiche io, con l’ego smisurato che mi ritrovo, può esserne in grado davvero chiunque. Non provo rancori verso nessuno, proprio verso nessuno, mi prendo le mie responsabilità nell’essere stato tanto ingenuo e le conseguenze che da questo sono state scaturite. Ci sono tante verità celate sullo sfondo che a volte sarebbe meglio non mettere a fuoco, ma col paraocchi non ci ho vissuto mai.
Infine, il lato emotivo, è stato un calvario per una ventina di mesi e avrei tanto voluto un ultimo atto differente, nonostante i conosciuti errori, avrebbe reso le cose più dolci. Chi lascia, ad ogni modo, ha sempre ragione e le recriminazioni sono del tutto inutili, ora però si rasenta il ridicolo.
Piove sul bagnato per tante altre situazioni che non elenco nemmeno, ma non ho finito di esistere, ho voglia di dare ancora del filo da torcere alla vita e spaccargli il culo, ho pianificato nuove strade: per chi ci sarà, ci sarà da divertirsi.
A chi interessa ho rimesso mani al nuovo romanzo, tralasciato ingiustamente.
Siamo surfisti della vita e le onde vanno cavalcate.
Buona settimana.

È molto più difficile giudicare se stessi che giudicare gli altri
(Antoine de Saint-Exupéry – Il piccolo principe)

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4 thoughts on “Inutile nascondersi,

  1. Caparbio amico mio! Sono stato felice di ricevere la tua mail e da quello che mi hai linkato è facile immaginare le disavventure che stai attraversando, i contenuti sono proprio eloquenti… Anche inquietanti! Ti prometto che entro Natale avremo un fine settimana terapeutico dei nostri. A presto!

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