Il dopo diventa il prima di poi,

quando quanto attendi finalmente arriva e inizia un’ulteriore corsa.
Ognuno porta a spasso il proprio dolore, nelle attese disattese troppe volte.
In quante occasioni ci si chiude in un angolo a sopportare un’assenza.
E quello che servirebbe è quello che non si ha mai il coraggio di volere.
Ho visto storie campare sull’inerzia di un desiderio morto un attimo dopo.
La vita non può essere un resistere, tutto al più un esistere.
Io sono quello che ancora ci crede, quello che si emoziona per un gesto inaspettato, per il sorriso di una persona che non aveva considerato o quello che raccoglie gli stracci di rimasugli e ne edifica un castello.
Imperfetto, perché non saprei cosa farmene di un me che non rincorre un’altra meta, uno step successivo.
Quando mi esprimo lo faccio con cognizione di causa e quando ascolto non c’è la nuvoletta di Homer con una ciambella a distrarmi.
Ho i miei momenti, questo sì, specialmente in questo periodo, che è stato quello dei “no”.
Non mi ricordo quante volte l’ho ripetuto, ma è stato sempre “no”.
Perché se il cuore non batte, non ce la faccio a mettermi in gioco, se non nasce da dentro, l’esterno rimane con una smorfia perplessa. Non ho mai amato la meccanica del sesso distaccato dalle emozioni.
Ma poi ti mettono sul banco degli imputati, convinti che tre parole metaforiche lette qui o che le frasi di chiacchieroni che bisognano di un certo ritorno, siano la verità assoluta, la realtà ineluttabile di quel che vivo.
Allora mi domando se il problema sia io che non esprimo pubblicamente quel che sto respirando nel presente in cui sono o se il problema sia di chi ha bisogno di collocarmi in un certo ruolo/contesto per gestire il proprio sé, nella convinzione di conoscermi meglio di quanto mi conosca io.
Me ne giro una.

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12 thoughts on “Il dopo diventa il prima di poi,

  1. Ciao, rileggo oggi il tuo blog dopo aver acquistato il romanzo e devo farti i miei più sinceri complimenti per la capacità che hai di raccontare le emozioni. Questi tuoi articoli sono davvero molto intensi.
    Nel romanzo ho notato alcuni piccoli errori che credo siano di battitura.
    Ti auguro tanta tanta fortuna!
    Luisa

  2. Ciao Luisa, piacere di conoscerti. Ti ringrazio per i complimenti e sempre relativamente al romanzo, si’, la prima versione ha purtroppo qualche errore di battitura che non e’ stato corretto nell’editing, ma che e’ assente nella versione definitiva che uscira’ a breve.
    Ci metto quello che mi viene affinche’ le emozioni traspirino 🙂
    Grazie di cuore…

    P.S. Ti chiedo venia per l’errore del nome, ero al telefono con una persona che si chiamava Antonella, subito prima di risponderti ^^

  3. Tu sei quello che sorride al disastro, che riesce ancora ad innamorarsi nonostante gli amori consumati. Sei quello che riesce a trovare “il bello” nelle cose che ad altri fanno accaponare la pelle. E se anche qualcuno ti vede infantile, con… una visione fiabesca dell’amore, è sempre meglio che gettarsi a terra e gridare odio contro chi ci ha gettati lì. Tu ti ripulisci i vestiti -preoccupandoti che non si siano sgualciti- tieni d’occhio i capelli e sfoggi il tuo miglior sorriso, perché è così che si affronta spavalda la vita e si riesce a stare nelle prime file delle code allo sportello degli amori in corso e non del nostro poverello 😉

  4. Grazie.. il tentativo e’ quello di non fare mai un passo indietro e prendersi tutto quello che vogliamo, perche’ – davvero – e’ giusto vivere per vivere come desideriamo 🙂

  5. No, scusate, perche’? l’ amore non e’ una favola, solo perche’ troppo spesso manca il lieto fine? resta favola lo stesso…una delle poche favole rimaste, per pochi e non per tutti! Spiace per quelli che non han capito il senso dell’ amare. Si perdono molto

  6. Ma certo! Io dico sempre che rifarei tutto cento volte e mi guardano come sei fossi masochista. Ma se sono state le cose piu’ belle che ho visto, sentito, vissuto! Come potrei voler non averle avute…costano, si, costano tanto ma preferisco pagare e saper pagare che farne a meno!

  7. Credo che l’importante, qualunque sia l’esito di quanto si e’ vissuto, di quanto ci ha emozionato, debba essere la capacita’ di apprezzarlo senza sputarci sopra perche’ magari e’ tutto soltanto un ricordo 🙂

  8. gia’…e quanti siamo a non farlo? pochi…e si torna a dov’eravamo mezz’ ora fa: per pochi e non per tutti 😉

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