Se ne va anche Lucio Dalla,

se ne va così, senza avvisare, senza lasciare intuire. La morte, subdola, viene a prenderti quando meno te l’aspetti, magari dopo un’ottima colazione. Non lo seguivo con l’attenzione posta ad altri suoi colleghi, ma non ho mai potuto fare a meno di notare il genio dietro alcune sue produzioni e canzoni in particolare. Sotto molti aspetti stava già avanti, futurista non soltanto per “Futura”. Nonostante dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, quella di sapere che qualcuno – famoso e non – è spirato, rimango sempre bloccato per poi spingermi in una serie elaborata di elucubrazioni atte a ricordarmi i miei intenti, quel che c’è, quello che devo fare e quello che devo modificare prima di.
Il tempo sprecato non lo è davvero se lo viviamo per qualcosa che ha per noi un reale senso, un fine, un’emotività, ma il tempo dei rancori, quello sì, quello è buttato.
Nei viaggi dell’ovvio, provo con un caffè a dare vigore a queste palpebre che fanno fatica a stare su: è colpa tua, mi sono addormentato con la PS Vita in attesa che arrivassi: sentiti in colpa.
Rido.

I tuoi occhi così belli non li ho visti mai,
ma adesso non voltarti:
voglio ancora guardarti,
non girare la testa.
Dove sono le tue mani?
Aspettiamo che ritorni la luce,
di sentire una voce,
aspettiamo senza avere paura, domani.
(Lucio Dalla – Futura)

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