E quanto era passato, non sapevo proprio dirlo.

Un crocevia di pensieri, immagini e valutazioni che non tornavano, staccare la spina per leggere da fuori così tante volte che non sembrava realistico. Non era perché schernivi me e la situazione che si era venuta a creare, ma perché ti rodeva il dover assecondare il mio punto.
E il cielo ha la sua capacità di rimanere in alto e scrutare ogni cosa, spettatore di questi piccoli viaggi che sono le  nostre vite. Hai mai pensato a tutto quello che potevamo e che non si è concretizzato?
Avrei voluto chiedertelo, ma conoscevo già la risposta, non serviva una riconferma oggettivata: d’altronde certe cose le senti da dentro.
Vivere non è prettamente per tutti, ogni tanto essere semplicemente te stesso ha un costo sotto molteplici aspetti, ma sono pedaggi che si pagano volentieri: vuoi mettere lo sbattere in faccia al mondo la tua tranquillità e il non dover domandare nulla?
Quando mi hai chiesto quale fosse il mio sogno e ho letto l’espressione che ti si era incollata sul viso, mi è venuto spontaneo iniziare a ridere.
Non per una sorta di irriverenza nei tuoi confronti – ci mancherebbe, il rispetto è quello di sempre -, ma perché era evidente che eri rimasta sorpresa dalla mia risposta.
In fondo cosa può spaventarmi più della morte?
Ci siamo rimboccati le maniche così tante volte, navigato nella merda di giorni che ci hanno imposto e che qualche volta ci siamo imposti. Il mondo è quello che è, d’altronde. Però esserci ha ancora un sapore inestimabile e voglio imprimere quanto più di me è possibile.
Guadagnare spiccioli di eternità.
Ci dimentichiamo che siamo a scadenza troppo, troppo spesso.
Non sapevi di questo blog, sapevi a malapena del libro e ti ricordavi bene dei miei disegni, delle canzoni, di quando in aeroporto, di notte, intonavamo qualche pezzo a squarciagola lungo i terminal.
Le sigarette fumate di nascosto nei finger.
Altre versioni di noi, con tutto quello che concerneva vivere quel presente.
E il solito “sei ancora meglio di come ti ricordavo”, nenia che mi sento ripetere spesso, non mi lusinga e non per via della non accettazione del complimento intrinseco, ma perché il tempo sta lasciando segni tangibili sul mio percorso, pure se, è altrettanto vero, che sono in un’evoluzione costante.
I “ma”, i “chissà”, i “se”, lasciamoli ad un’altra volta, perché quello che ho voluto è stato esattamente quello che è stato e di questo ti sarò per sempre grato.

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