La speranza si incanala tra un desiderio

e la concretizzazione dello stesso, in maniera automatica, un istinto naturale nella costruzione di un vorrei. Sperare però, presume che le cose accadano da sole, come se non servisse pure il nostro intervento, impegno. Plausibile che qualche volta accada, ma più spesso questo non avviene, segno che se non ci spingiamo a camminare la scala della realizzazione le cose rimangono bellamente come sono.
Ci vuole tenacia, ci vuole forza, ci vuole cuore, con buona pace di chi rimane sulla soglia dell’attesa, perché appunto spera che per via di una non meglio identificata legge divina, “tutto arriva per chi lo sa aspettare.”
Non voglio deludervi, ma non funziona così.
Vi ricordate quando da bambini giocavamo ai Lego? Bene, quei piccoli mattoncini dei più disparati colori, se non combinati tra loro, non costituivano nulla. Bisognava allora partire da una base e incastrarli uno ad uno per arrivare al progetto che si prefigurava nei nostri pensieri. Qualche volta il pezzo da inserire era corretto, qualche volta sbagliato, fin tanto non raggiungevamo il risultato anelato.
Quando mi prefiggo un obiettivo, al principio il percorso da intraprendere è soltanto abbozzato, linee guida generali che mi permettono di valutare i dettagli. La domanda non è “voglio questo e adesso cosa faccio?”, ma “voglio questo: da dove posso cominciare per averla?” Porsi le domande giuste è fondamentale. La nostra psiche è fatta per affrontare i problemi e trovare soluzioni, ma non può farlo se gli indirizziamo richieste sbagliate.
Una volta comprese le basi di partenza, la domanda giusta deve essere ulteriormente sezionata.
“Per cominciare, bisogno di A, B e C, come posso trovare A, B e C?” e così via.
È un lavoro meticoloso, certosino, ma che permette davvero di seguire una strada che porti al raggiungimento di quanto ci siamo prefissati. Ma prima di tutto, prima di creare un percorso, è importante essere certi che quello che vogliamo sia davvero tale. Perché non ci sarebbe niente di più antipatico che raggiungere il nostro scopo per poi scoprire che non è all’altezza delle nostre previsioni.
In amore, la cosa è ancora più particolare. Partendo dal presupposto che le persone ci piacciono per diversi aspetti, c’è da scandagliare anche la sessualità. Gli uomini – salvo rari casi dove purtroppo anche io annovero – vivono di un erotismo di tipo visivo, quindi una bella donna equivale ad un oggetto del desiderio, prescindendo – troppo spesso – la componente madre di ogni individuo: il cervello. Perché visto da una condizione elementare – basti pensare ai popoli primitivi – una donna bella e fisicamente in salute, permetteva la nascita di una prole di una certa qualità.
Questi non sono retaggi, questo è il nostro DNA. Lo scopo dell’uomo – sotto un discorso puramente elementare – è quello di riprodursi.
Per le donne, invece, è tutt’altro. Per quanto i loro neuroni inviino impulsi comunque piacevoli alla vista di un uomo di un certo tipo, bisognano, in seguito, anche di un ritorno di tipo emotivo. Un uomo sicuro di sé, che ha buona cultura e che abbia caratteristiche da leader, pure se non bellissimo, varrà di più di un uomo esteticamente ineccepibile che però non ha né arte né parte.
Questo perché, anche in questo esempio, un uomo in salute, che trasmetta serenità e sicurezza, può essere quello giusto per una possibile prole e salvaguardia della stessa.
Chiaramente questi sono concetti estremizzati  poi – consolidato il fatto che molti di noi – ormai – vivono di quello che i media ci propinano, alla fine si tende a svilire la nostra natura per seguire gli schemi che vengono imposti senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Questo per dirvi cosa?
Che bisogna fare attenzione nel capire che quello che vogliamo non sia mai quello che vogliono che vogliamo.
Pena? Insoddisfazione perenne.
Ciò che siamo – che siamo realmente – è qualcosa che non conosciamo appieno. Anche la persona più razionale o più sensibile, subisce fattori esterni e finisce per  “coprire” la propria natura.
Torniamo a quando eravamo piccoli, quante volte le nostre mamme ci hanno detto di fare o non fare questo per questo o quel motivo, poi siamo cresciuti ed effettivamente le cose non erano proprio come ci venivano propinate. Ciò  ha comportato che noi fossimo indirizzati.
Il discorso è lungo e preferisco non tediarvi ulteriormente, però mi farebbe piacere – per via delle argomentazioni tipiche dei nostri dialoghi – che valutaste dapprima le vostre reali esigenze e, soltanto dopo, come raggiungerle. Perché vivere di sogni e ambizioni altrui – pure se di base ci sembrano realmente nostri – è un lusso che non ci possiamo permettere.

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