invecchiata di due vite, saliva sull’autobus con gli occhi invasi di tristezza e fatica, probabilmente incredula di dover vivere come vive: annovera tra i tuoi rimorsi? Rimorso, ricordi l’etimologia? Da remordere, che morde ancora. I denti affilati della coscienza che si imprimono nel cuore. Avremmo tutti voluto far di più e meglio, avere il coraggio di affrontare valutazioni importanti senza sensi di colpa e senza il timore delle conseguenze, delle paure ovvie, ma non è così semplice, siamo d’altronde figli del tempo delle non sicurezze e quando ce n’è qualcuna si finisce per trattenerla pure se dentro vogliamo tutt’altro. Siamo come cani legati ad un guinzaglio che per la lunghezza della sua estensione ci porta a credere di essere liberi, che sia una scelta nostra rimanere in quel raggio. Hai mai provato l’ebbrezza di affermare una verità assoluta e lo stesso non essere creduto? Perché l’idea che una persona costruisce dentro di sé è più dura dei fatti e delle garanzie che puoi offrire, pure se ineluttabili. E ti senti solo. Ed è in momenti del genere che tutto il desiderio di raggiungere obiettivi, strattonare chi ami e stimi per mostrargli le cose per come sono ti pesa, ti svilisce, ti strappa fiato. Ecco, stamattina è una di quelle mattine in cui mi sveglio senza fiato. Dove inspirando sento che i polmoni non hanno incamerato abbastanza aria, come se una parte di quelle spugne naturali sia costretta a non funzionare. Lo stesso non molli, devi essere costantemente più forte di quello che accade, apporci il sorriso migliore che hai e proseguire sulla strada utile nel raggiungimento delle mete prefissate. Perché le condizioni – anche quando sfavorevoli – determinano la tua volontà, il tuo desiderio di farcela a prescindere. Io non ho mai mollato un attimo. Due giorni fa ho visto la peggiore versione di me, ma nonostante questo io sapevo esattamente quello che volevo e l’ho ottenuto. E allora si ricomincia e ricomincio pure per te che forse puoi osservarmi e basta, per lei, a dimostrazione del non aver mentito una sola volta, di fare sul serio, di essere non la migliore, ma l’unica scelta possibile. Per me, perché ho bisogno di non deludermi, perché l’adolescenza ci ha lasciati da un pezzo, perché pretendo il massimo da questo viaggio, perché sono sì un romantico, ma pur sempre un pratico che non può dipendere dalla casualità. E la fortuna, non ti preoccupare, me la creo da solo, passo passo, ci vediamo quando sarà tempo di ritrovarci, a tua madre, come posso, penso io.

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3 thoughts on “Ho visto tua madre,

  1. Buongiorno Gianni,
    devo dire che questi ultimi due post sono incredibili per intensità e immagini che riesci a trasmettere..
    Credo che il tuo mondo sia ancora prima che al di fuori di te, al tuo interno ed è fortunato chi può scoprirlo nel quotidiano..
    Non essere la scelta migliore di una persona ma invece l’unica vuol dire essere chi sa appagare ogni esigenza..
    Infine non ho potuto non pensare a mia madre che ho perduto recentemente e che sembrava sempre più anziana di quanto in realtà non fosse..
    Buona giornata

  2. Grazie Sabrina,
    spero sempre che quanto scrivo sia anche “visivo” che si focalizzi realmente, qualche volta credo di riuscirci bene, qualche altra no, ma si migliora anche nell’esprimere con questi benedetti caratteri. Il nostro mondo – dunque non solo il mio – deve nascere prima di tutto dentro di noi, attraverso i desideri che vogliamo concretizzare poi nel mondo lì fuori. Essere la scelta migliore presuppone che ve ne possano essere altre, l’unica scelta è appunto per convinzione che oltre questa non possano essercene altre, chiaramente perché certo di poter offrire tutto quello che “serve”.
    Mi dispiace per tua mamma, certi dolori non credo possano essere sopiti..
    Ti abbraccio

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