canta Ligabue in uno dei brani più riusciti del suo ultimo album, una linea sottile che scinde un atteggiamento piuttosto che un altro, un concetto da un altro, che qualche volta sfugge proprio all’occhio. Ci ho fatto caso in più momenti, come quando si dice che una parola è poco e due sono troppe: qual è il giusto modo di porsi allora?
Non lo so.
Ci sono situazioni in cui la spontaneità e il non tatticismo aiutino a fare la cosa giusta, altre, invece, in cui tutta la naturalezza che ci metti non è abbastanza o è tanta e si ottiene il risultato contrario.
Verrebbe da dire che allora sia meglio tenersi le cose per sé, non dire, non fare, eppure, d’altro canto, in questa maniera si potrebbe affermare che lo stesso si assume un comportamento falsato.
Bella gatta da pelare.
Se dai, perché hai dato? Se non hai dato, perché non hai dato?
Io vorrei, ad esempio, essere istintivo in qualunque circostanza, ma l’impulsività – che nello specifico non s’intende come banale sinonimo di aggressività – può essere apprezzata o detestata a seconda del quadro, della persona o dello stato d’animo della stessa.
Va da sé che quasi tutto è rimediabile, ma non sarebbe più piacevole se si facesse una cosa giusta dall’inizio?
Tutto qui, era un concetto che mi girava in testa per più ragioni e volevo esporlo: buon piovoso mercoledì.

Vuoi vedere che non era niente?
Vuoi vedere che era già tutto lì?
Vuoi vedere che è venuto il tempo e che è facile cosi?
(Ligabue – La linea sottile)

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