“te lo ricordi quando giravamo a fari spenti con la tua vecchia Visa in pineta, per vedere quanto la paura ci prendesse allo stomaco e al cuore?” Ti sei messo a ridere, flashbacks inerenti.
Siamo sempre stati un pò come l’intersecarsi delle righe che formano i quadretti di un foglio di quaderno. Ogni volta però non sappiamo quanto l’incontro sia lontano.
E’ un pò come per il percorso di ieri in autostrada: spingendo sull’acceleratore speravo di colmare le distanze.
Quando sono tornato ad Ostia era già lì. “E come mai?” Ha domandato, nell’espressione sorpresa che ho imparato a conoscere. Solo che i suoi occhi suggerivano altre parole trattenute. In realtà sapevamo  tutti e due che pure se ho comportamenti paradossali è lei a soprendermi davvero.
“Cantiamo insieme?” Le ho chiesto dopo che mi ha invitato al tavolo e abbiamo ripercorso insieme le foto che ho scattato al matrimonio. Non mi interessava né il brano e né l’esucuzione, ma i suoi sguardi nel timore banale di sbagliare e nella dovuta e voluta complicità.
Poi gli spazi ridotti nell’essere gomito a gomito o negli abbracci sentiti che scambiamo quando vogliamo incoraggiarci o più semplicemente toccarci.
“Voglio che tu legga questo” le ho detto a fine serata. “Si ma poi? Quando ne parliamo venerdì?” Ha risposto e chiesto studiandomi il viso in attesa d’altro. “Vorrei tu lo facessi con calma, mi interessa la tua opinione” ho detto guadandola con le mani in tasca. “No, lasciami il tuo numero, così posso dirtelo subito” ha detto un pò in imbarazzo. Ho sorriso e ho iniziato a dettarlo.
Lunedì.

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