Mi hai chiesto sorpresa almeno quanto lo ero io. “Potrei farti la stessa domanda”.
In fondo non era importante, l’importante era solo essere nello stesso posto, nello stesso momento. “Quando parti?” Mi hai domandato nel tuo modo frettoloso di schivare il mio sguardo. “Domani, se vuoi vado via prima però..” Ho risposto sorridendo e altrettanto ha fatto tu.
“Devo chiederti una cosa..” mi hai detto nella confusione di musica troppo alta. “Cosa?” Avevo domandato, morendo di curiosità. “Andiamo fuori”. Hai detto in imbarazzo.
Gli sguardi delle persone dall’interno ci erano addosso.
“Lo stai tormentando quel telefono, non siamo sotto giudizio più di quanto le persone facciano tutti i giorni quando ci sono accanto” ti ho detto, mentre ti studiavo nell’incessante aprire e chiudere quel cellulare.
“Perché lei?” Mi hai chiesto come se ti stessi portando dietro questa domanda da giorni.
“Perché è più semplice, perché è a due passi dal presente anche se è tutto passato. E tu il passato?” Ti eri seduta sullo scooter parcheggiato davanti all’ingresso.
“Sono molto lunatica?” Mi veniva da ridere e l’avevi intuito, scoppiando a ridere prima di me.
In tutte quelle notti in cui eravamo stati accanto senza permetterci nulla, avevo imparato a memoria i tuoi repentini cambiamenti di umore.
“Sono più fortunato di altri, no?”
“E’ stato un periodo difficile, sono cambiate molte cose” hai detto cercando quasi di scusarti per quel tuo non sentirti serena. Mi sono avvicinato, sfiorandoti la guancia.
Martedì

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