E le storie finiscono allo sportello degli amori consumati,

con due nomi evidenziati, un sacchetto colmo di ricordi, con gli oggetti che più di altri lo hanno segnato e il rammarico nel vederlo archiviato dall’impiegato in turno.
Firmate pure.
Alcune volte ci si saluta ringraziando per il tempo condiviso insieme, molto più spesso urlandosi contro ogni veleno, nell’incapacità di prendersi ognuno le proprie responsabilità. Perché l’amore finisce quando l’individualità diviene un’esigenza, quando il bene comune non basta a sopraffare le discussioni, la mancanza di passione, gli interventi esterni, le altre voglie.Quando il noi somiglia molto più ad un io e te e il tempo non è costruttivo o riempitivo quanto dovrebbe, quanto lo si vorrebbe.
Le parti sempre le stesse.
C’è chi lascia e chi viene lasciato. Il primo osserva la possibilità di altre possibilità e avverte la dipendenza dell’altro nutrendosi di tutte le sicurezze che incautamente gli vengono fornite, il secondo, invece, si prodiga nel cercare di risolvere le problematiche, inizialmente con moderazione e in seguito con la rabbia e la frustrazione del non ascolto che riceve indietro.
Chi lascia ha la strada spianata, è già pronto al momento del distacco, forte della consapevolezza di poter tornare indietro quando vuole e sfruttare la situazione ancora un altro po’. Quella storia è comunque finita. Il lasciato no, deve affrontare un percorso, un percorso che è tortuoso in maniera direttamente proporzionale alla dipendenza emotiva provata.Il problema è che il cuore fa giochi strani, mostra pure quello che non c’è. Finisce per aggrapparsi a tutto pur di non accettare e vedere le cose per quelle che sono.
L’amore in fondo è un egoismo, è l’appagamento di un vuoto, la paura di restare da soli, di non scommettere altrove, di rimettersi in gioco.
E quando poi tutto sembra finito, in un giorno qualunque, si scopre che si è davanti ad un nuovo inizio, una nuova fase, un nuovo batticuore.
E la girandola delle speranze e delle costruzioni dell’illusorio “per sempre” ricomincia con nuovi slanci.

Dove sono adesso dimmi, quelle parole d’amore.
Dove sono quei baci e quel tuo modo d’amare.
Così disperato e dolce, tenue come la neve,
così naturale in tutto, così violento e lieve.
(Stadio – Parole nel vento)

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