Ne ho sentite tante da Domenica, forse troppe, anche da parte di persone che non erano presenti. Opinioni discutibili, altre approssimative, altre ancora congrue o condivisibili. Non c’è mistero nell’affermare che questo raduno non sia stato organizzato benissimo, come non c’è mistero nell’affermare che siamo incontentabili. Mi ricordo Castelluccio di Norcia: dov’erano le sedie? Dov’era il posto caldo e al riparo? È che manca quell’entusiasmo, manca quella voglia, perché – semplicemente – CLAB si è perso per strada e per colpa dell’organizzazione stessa e perché non sappiamo più stupirci come un tempo. Che lo staff di Claudio sia ampiamente criticabile è un dato di fatto. Un sito web penoso che non rende merito alla figura artistica e all’uomo, anche. Un’associazione che è poi lontana parente di quella dei primi anni. Tutto giusto o tutto sbagliato, a seconda di come lo si osserva. Non siete rimasti soddisfatti per l’assenza di sedie? Perfetto, fatevi sentire, alzate la voce. Ma siamo sicuri che sia questo il problema? Come molti anche noi che siamo partiti da Ostia, ci siamo alzati relativamente presto e siamo rimasti fregati da un incidente sull’autostrada che ci ha obbligato a vie alternative e lunghe code. Anche noi abbiamo fatto la fila di fuori, anche noi abbiamo utilizzato i bagni allagati. Anche noi abbiamo atteso che il concerto iniziasse. Anche noi eravamo stracolmi di aspettative per emozionarci nell’ascoltare Claudio. Anche noi abbiamo patito la leggera pioggia e il freddo e siamo ritornati a casa tardi come tutti voi, ma con sensazioni diverse da tanti di voi, evidentemente. È che la novità quando diventa routine non riesce più a stupire, forse è davvero tutto qui. E forse ormai CLAB e i raduni hanno detto tutto quello che dovevano dire se non riusciamo a coglierne l’essenza, la partecipazione trainante che ci ha spinto ovunque per seguire il nostro mito. Io vorrei fare un applauso a chi è partito da lontanissimo, in orari assurdi ed è riuscito a portarsi indietro un bagaglio di sensazioni positive nonostante le difficoltà; vorrei fare un applauso a chi non ha lanciato – da vero incivile – quei tappetini sul palco; vorrei fare un applauso a chi ha sorriso ed è stato sereno per tutte quelle ore, nonostante l’assenza di sedie, i sederi freddi o le gambe dolenti per lo stare in piedi; vorrei fare un applauso a chi ha indietreggiato quando Claudio – nello specifico troppo adirato – ha domandato aiuto per farci sedere; vorrei fare un applauso a chi ha ancora voglia di crederci e di stupirsi. Ancora però vorrei sottolineare uno staff non all’altezza dell’artista. Mi dispiace dirlo perché sono persone che negli anni ho incontrato più volte, ma qui c’è proprio una carenza enorme nel gestionale. Probabilmente Claudio molte scelte le effettuerà da solo, ma è innegabile che sia contornato da persone che non sanno consigliarlo come si dovrebbe. Prescindendo il raduno, i buchi nell’acqua degli ultimi anni iniziano ad essere troppi, davvero troppi. Non si può costantemente fare affidamento sullo zoccolo duro di ammiratori, si può e si deve fare di meglio. Detto questo ringrazio le persone che ho avuto il piacere di ritrovare, quelle che mi hanno accompagnato e Claudio per tutte le emozioni che ha saputo suscitarmi anche questa volta.

..Questo uomo che cammina a fianco del suo sole
sulle strade del tramonto e dell’aurora,
questo uomo più musica che parole
e il sogno era e il sogno è ancora
guarda fino a dove il proprio sguardo ce la fa,
questo uomo nato per sapere cosa sa..
(Il sogno è sempre [versione 2010] – Claudio Baglioni)

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